
Le statistiche fanno impallidire: sarebbe centomila in Italia, i ragazzi che si rinchiudono in casa, tagliando i contatti con il mondo esterno e comunicando solo via computer. Ma anche quando si rivolgono al web, questi adolescenti difficilmente usano i social come Facebook o Whatsapp: il più delle volte instaurano legami privilegiati su chat privilegiate, segrete, spesso create in base a un interesse specifico e dove possono entrare solo altri adolescenti autoreclusi come loro. Un mondo parallelo, virtuale, prevalentemente notturno. In Giappone, paese in cui il fenomeno si è manifestato per la prima volta negli anni Ottanta, li chiamano Hikikomori, che letteralmente significa “isolarsi”.
Non si tratta di fobia sociale, un disturbo legato all’ansia, e il più delle volte nemmeno di depressione. Anche la dipendenza da Internet sembrerebbe più una risposta al dolore interiore che provano gli Hikikomori che invece la causa del problema. Certo debbono soffrire molto questi adolescenti per negarsi alcuni delle cose che alla loro età in genere danno più piacere: stare in gruppo, per esempio, andare ai concerti e le prime esperienze sentimentali e sessuali. Per gli studiosi di questo fenomeno, però, questi ragazzi non sono da considerarsi casi psichiatrici: l’Hikikomori non sarebbe una patologia ma una reazione di difesa rispetto a circostanza che li ha feriti particolarmente: per esempio il bullismo a scuola, un’ eccessiva pressione durante gli allenamenti, richieste troppo impegnative da parte di genitori e insegnanti.
Posso testimoniare, come floriterapista, che i rimedi floreali sono di grande aiuto a questi ragazzi, purchè consigliati con professionalità e sensibilità. Il più delle volte si tratta di adolescenti più sensibili e intelligenti della media, per cui sarebbe un errore iniziare con i Fiori di Bach, che pure possono essere molto utili in un secondo momento. Prima di trattare le loro emozioni, bisogna farli sentire capiti e proteggere la delicatezza della loro anima con i Fiori Alaskani, i più indicati quando ci sono bambini e adolescenti problematici. Quando si sentono al sicuro, non giudicati e non considerati dei “casi clinici” in genere questi ragazzi si aprono e ci rivelano pian piano qual è stata la ragione della loro chiusura al mondo. A volte si tratta di un choc, altre di un progressivo accumulo di piccole (ma per loro grandi) frustrazioni e delusioni. Altre volte ci sono sentimenti di inadeguatezza( e chi non ne ha a 16 anni?) .
Individuate le cause, si può procedere con la floriterapia lavorando a cipolla, come ha insegnato Edward Bach, e focalizzandosi non sul sintomo, ma sull’atteggiamento mentale e caratteriale che ha portato a scegliere di chiudere la porta al mondo esterno.
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